Luca Federico Ferrero
Luca Ferrero è nato a Torino nel 1995. Si laurea in Progettazione Artistica per l’impresa all’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, attualmente vive e lavora tra Torino e Roma. La sua pratica si sviluppa attraverso l’installazione, pittura, video e scultura. Attraverso il suo lavoro, l’artista dà un’interpretazione irriverente del mondo contemporaneo, uno sguardo caleidoscopico sulla cultura alta e bassa che esplora gli aspetti multipli ed i paradossi del nostro tempo. Tra i progetti più recenti si segnalano la mostra personale “d’istante” presso Villa Doria Pamphilij a Roma e la mostra collettiva “The Milky Way 7thEdition” presso Galleria Continua a San Gimignano.
STATEMENT
La pratica artistica di Luca Ferrero si sviluppa come un’indagine sullo scarto tra realtà e rappresentazione, tra natura e cultura, tra ciò che è e ciò che sembra. Attraverso gesti minimi, accostamenti paradossali o alterazioni di materiali preesistenti, Ferrero costruisce dispositivi visivi che mimano il mondo per smascherarne le contraddizioni. Il suo linguaggio, scultoreo e installativo, si radica nella quotidianità — superfici, oggetti d’uso, moduli architettonici — per generare ambienti ambigui, in cui l’artificiale si traveste da organico e il decorativo da biologico. Il cuore della sua ricerca risiede in una riflessione costante sul concetto di imitazione, sul desiderio contemporaneo di ricreare ciò che è stato perduto — o forse mai posseduto davvero. Le sue opere abitano questo spazio interstiziale tra il vero e il verosimile, tra la memoria materica di qualcosa di familiare e la sua trasfigurazione estetica. La natura, quando evocata, è sempre una natura “in posa”: domesticata, disinnescata, trasformata in superficie o pattern. Ferrero non lavora con le cose, ma con le immagini delle cose, con la loro aura percettiva e simbolica. Il gioco tra scala, funzione e contesto è un’altra componente fondamentale della sua poetica. Oggetti marginali o standardizzati vengono ingranditi, replicati, privati della loro utilità, fino a diventare presenze autonome, cariche di tensione. L’ironia, sempre trattenuta, agisce come dispositivo critico: trasforma il gesto in cortocircuito, lo spazio in enigma. In questa tensione tra citazione e invenzione, si innesta una riflessione più ampia sull’abitare, sul corpo, sull’immaginario domestico come luogo in cui si depositano i segni del tempo, del desiderio, del controllo. Sovrapponendo riferimenti alla cultura materiale e alla memoria popolare, Ferrero mette in discussione le nozioni stesse di naturalezza, autenticità, permanenza. Le sue opere non cercano risposte, ma configurano domande visive, in cui ogni dettaglio sembra familiare ma sfugge alla classificazione. Sono frammenti di un paesaggio riconoscibile ma ricostruito, in cui l’uomo si riflette senza mai vedersi davvero.
