2020Citèra

Lo spazio per l’arte contemporanea Société Interludio è lieto di inaugurare la mostra collettiva Cìtèra, con la partecipazione degli artisti Giovanni Chiamenti (Verona, 1992), Nicola Melinelli (Perugia, 1988) ed Enrico Tealdi (Cuneo, 1976), con un testo critico di Simona Squadrito.


Inizialmente programmata per marzo 2020, la mostra aprirà da lunedì 21 a domenica 27 settembre dalle ore 15.00 alle ore 19.00 in Piazza Vittorio Veneto 14, Torino e sarà visitabile dal 28 settembre al 30 dicembre 2020, su appuntamento

Citèra racconta di un luogo intimo che separa ed unisce: lo spazio espositivo è una villa abbandonata ma allo stesso tempo un rifugio, che, nella sua dicotomia, diventa l’ospite e l’ospitante di una sensualità intima e delicata. Attraverso un percorso sia narrativo che evocativo, questa mostra si pone come un monumento alla dimenticanza. Lo spazio espositivo diventa la mimesi dell’interno di una villa di un tempo lontano e non definibile. Luoghi intimi che sono stati vissuti ed amati, adesso sono lasciati al silenzio dell’abbandono. Ma, dopo l’abbandono, dopo la rovina, c’è il verde, che ritorna. Ci sono i fiori, che continuano a rifiorire, anche se più nessuno se ne cura.

In un certo qual senso, la mostra celebra il trionfo della debolezza: nella fragilità o nella permanenza dei lavori di Chiamenti, nell’imparare a cercare la bellezza anche in ciò che solitamente non vogliamo guardare (Tealdi), nella perdita di controllo e nella conseguente costruzione sopra le contraddizioni (Melinelli).

Nell’ intervento site specific di Enrico Tealdi, la pittura di paesaggio, che propone appunto un soggetto en plein air, (da esterno), si impossessa delle pareti interne della galleria, diventando una pittura dall’interno, per un luogo intimo e sicuro. Il secondo ambiente della galleria sembra ricordare le stanze settecentesche delle ville di campagna e la grande gouache invita l’osservatore ad entrare in un giardino suggerito e sfocato. L’intervento di Tealdi si muove su un approccio fatto di contrasti che trovano un equilibrio nuovo: un soggetto da esterno per interno, una tecnica da taccuino degli appunti, per una superficie parietale.

Mushrooms, la serie dei lavori di Melinelli, descrive dei processi di crescita, parlano di rigoglio naturale, si fanno traduzione – successiva a studio e osservazione – dei comportamenti delle forme di vita vegetali. Vasi per vegetazione recisa, Mushrooms mimano texture e anatomie che si rifanno a cortecce, muschi o funghi. Come in Tealdi, anche nella nuova ricerca di Melinelli, il lavoro si muove su di un’armonia dicotomica: se da un lato la sua realizzazione (l’utilizzo della colla a caldo) si pone in posizione antitetica rispetto al discorso sulla Natura, al contempo ne richiama l’armonia estetica.
L’immaginario onirico del sottobosco evocato dai lavori di Melinelli entra così in dialogo con quello sottomarino di Chiamenti. Deep blue rappresenta una sorta di flora sottomarina immaginaria estremamente fragile che si sgretola se viene a contatto con un essere estraneo al suo micro clima/ambiente; Vanitas è una serie di sculture in ceramica le cui forme rimandano a conchiglie/valve arricchite da minerali e fossili di diversa natura (che simbolizzano una loro rinascita dall’elemento terra), mentre in Quarantine le stampe 3D in fotopolimeri polyjet nascono come riproduzioni di pezzi di legno già modificati dall’azione degli agenti atmosferici e dal tempo, confinati in uno spazio asettico volto a evidenziare la loro natura aliena.

Il processo mimetico da parte degli artisti nei confronti della Natura, del Paesaggio, del Giardino, è mosso così dalla presa di coscienza che l’Io reale non coincida con l’Io ideale: questo porta dunque ad una riconciliazione con la realtà ed ad un conseguente collasso del narcisismo.

Scroll up Drag View